TEORIA DELLA VELA

In questa pagina troverete tanti termini appartenenti al tipico gergo navale. Se avete bisogno di chiarimenti potete consultare
1) il GLOSSARIO in ordine alfabetico;
2) il GLOSSARIOsuddiviso in categorie;

Adesso possiamo procedere con la teoria vera e propria. Si parte:

1) La Fisica della Vela:
   1.1) Alcuni principi basilari della fisica
   1.2) Forza = Portanza + Resistenza
   1.3) Angolo di Attacco
   1.4) L'importanza delle vele di prua
   1.5) Resistenza dello scafo
   1.6) Il vento apparente
   1.7) Le andature
   1.8) Bordeggio
   1.9) VMG (Velocity made good)
   1.10) Diagrammi polari
 

2) La Meteorologia
   2.1) IL VENTO, che cos'è:
       I fattori generali:
        I fattori locali:
   2.2) SISTEMI E FRONTI
       La pressione
        Sistemi frontali
   2.3) CONDIZIONI LOCALI
       Le brezze
        I terreni costieri
        Nuvole locali
   2.4) RAFFICHE E SALTI
       Salti di vento
        Le correnti

.
1) LA FISICA DELLA VELA

Uno degli aspetti più curiosi ed affascinanti della navigazione a vela è sicuramente la capacità che hanno le barche di risalire il vento. Come fanno? Leggendo questa parte capirete quanti punti in comune hanno le barche con gli aerei, infatti sono gli stessi principi che hanno permesso all'uomo di volare che permettono ad una barca a vela di risalire il vento. E’ facile capire il perché una barca a vela si muova nella direzione del vento: il vento gonfia le sue vele e la spinge. E' molto più difficile capire perché la barca riesca a risalire il vento, ovvero andare quasi controvento. Vediamo come questo è possibile.

1.1) Alcuni principi basilari della fisica

Ripassiamo prima qualche elementare principio fisico. La prima legge della Dinamica (parte della Fisica che studia il moto dei corpi) dice che se non c’è nessuna forza applicata ad un oggetto, questo persevererà nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, di conseguenza non avrà né accelerazione né decelerazione; se al contrario un oggetto è soggetto a una forza questo accelererà in maniera proporzionale ad essa (F=ma o seconda legge); la terza legge dice: ad una forza applicata ad un corpo ne corrisponde una uguale e contraria.

Vediamo ora cosa succede in una barca a vela: a causa della grande superficie velica, la barca può cambiare velocità grazie alla grande quantità di aria che le vele riescono a catturare; se una imbarcazione a vela procede nella direzione del vento, la forza del vento sulle vele può aumentare in maniera ragguardevole grazie alla sommatoria della velocità della barca, in poche parole se abbiamo dieci nodi di vento, e la barca avanza in direzione del vento ad una velocità di 12 nodi, la forza esercitata sulle vele é di circa 22 nodi, (chiamato anche vento apparente). Per questo motivo su di una barca a vela entrano in gioco forze impressionanti. Pensate semplicemente al fatto che in certe particolari situazioni una barca a vela può andare addirittura più veloce del vento!!! Tutto questo perché, come vedremo meglio in seguito, le vele di una barca si comportano esattamente come le ali degli aerei. Nella vita di tutti i giorni è facilmente riscontrabile un piccolo esperimento che ci può aiutare a capire questo fenomeno: se esponi la tua mano fuori dal finestrino dell’automobile in movimento e la tieni inclinata, sentirai una forza nel senso dell'inclinazione; questa forza, inoltre varierà secondo il grado di inclinazione. E' per questo motivo che le barche a vela veleggiano e gli aeroplani volano. Vediamo di conoscere più da vicino le forze che entrano in gioco:

1.2) Forza = Portanza + Resistenza

L'aria che investa l'ala di un aereo si divide un due flussi: uno passa sopra l'ala, l'altro sotto. Il profilo alare è fatto in modo tale che la parte superiore risulti più lunga rispetto a quella inferiore. I due flussi, una volta divisi, si devono ricongiungere perfettamente al termine del profilo e di conseguenza il flusso superiore, dovendo percorrere più spazio a parità di tempo rispetto a quello inferiore, dovrà fluire con una velocità maggiore di quella del flusso inferiore. Il principio di Bernoulli afferma che in qualsiasi punto di un fluido il prodotto tra velocità e pressione si mantiene costante, di conseguenza i punti con velocità più alta avranno una pressione inferiore. Ricapitolando: sotto l'ala (dove l'aria scorre più lentamente) troveremo una pressione più grande di quella che troveremo sopra l'ala. Ne consegue la nascita di una forza che va' dal basso verso l'alto. Questa forza si chiama PORTANZA ed è quella che permette all'aereo di volare e ad una barca a vela di procedere quasi contro vento.

Purtroppo le ali e le vele lasciano dietro di se delle scie, dei piccoli vortici che sottraggono energia al moto. L'effetto risultante può essere rappresntato da una forza che si oppone alla direzione di avanzamento del mezzo e la chiameremo RESISTENZA. Viene naturale cercare di diminuire al massimo questa resistenza al fine di ottimizzare quel bellissimo equilibrio di forze che intervengono in campo. E' stato dimostrato che un ala, (ma anche una vela), più è stretta ed alta, più è allungata, più è efficiente, ovvero offre resistenza minore. Esempi: le ali degli alianti sono, guarda caso, strette e lunghissime, appunto perché, non avendo un motore, si tende a diminuire al massimo le varie resistenze in gioco. Un altro bellissimo esempio ci viene dato proprio dal mondo delle competizioni sportive dove si cerca sempre di ottimizzare al massimo il mezzo. Nel caso della Coppa America basta concentrare l'attenzione sulle differenze tra il disegno della randa di Azzurra (1983) e quello di Luna Rossa

Anche nella naturale evoluzione di CATTIGLIA ho adottato lo stesso identico principio e guardate che differenza tra la randa della prima serie e quella della terza serie

Torniamo a noi. Lo studio dello scorrimento dei fluidi intorno a corpi è, per l’aria, l’aerodinamica, per l’acqua è chiamata idrodinamica. Poiché la portanza e la resistenza sono una perpendicolare all’altra, può essere conveniente calcolare la loro risultante, la somma delle due. Chiameremo tale risultato con il generico termine di FORZA. L'utilità sta nel fatto che separando la forza in queste due componenti possiamo studiare le relazioni tra portanza, resistenza, profilo alare e angolo di incidenza. Per una barca a vela la resistenza non è sempre un elemento negativo alla navigazione. Per esempio, quando una barca a vela procede nella stessa direzione del vento, cioè con andature "portanti", la resistenza rappresenta la forza fondamentale all’avanzamento. Quando la barca cerca di risalire il vento invece, la portanza la fa avanzare e sbandare (inclinare) mentre la resistenza la rallenta.

1.3) Angolo di Attacco

L’angolo tra il profilo alare e il flusso è detto angolo di attacco AOA (Angle of Attack) oppure con la lettera greca alfa. Normalizzando i valori di portanza e resistenza a dimensioni della forza totale che agisce su un ipotetico profilo alare cilindrico, otteniamo due coefficienti, CP per la portanza, e CR per la resistenza, che è possibile comparare direttamente con altri valori per differenti profili alari e angoli di attacco. Il rapporto tra alfa ed il coefficiente di portanza è chiamato curva di portanza, e tra alfa e la resistenza, curva di resistenza.
 
 

Alcune caratteristiche sono simili per tutti i profili alari, c’è un angolo di attacco AOA in cui il coefficiente di portanza è massimo, e un angolo di attacco in cui lo è il coefficiente di resistenza (massimo). C’è anche un angolo in cui il rapporto tra portanza e resistenza è massimo. Questo "massimo" (P/R) rappresenta il miglior angolo di salita per un aereo e il miglior angolo di bolina (risalire il vento) per una barca a vela. Osservando queste curve di portanza e resistenza si nota che il coefficiente di portanza cresce gradualmente sino a raggiungere il suo valore massimo dopo il quale decresce rapidamente. Contemporaneamente la resistenza aumenta drasticamente, questo fenomeno è dovuto alla turbolenza del fluido nella parte posteriore dell’ala o della vela. L’aria non può più scorrere intorno alla vela (ricordarsi che è questo scorrimento della massa d’aria che crea la portanza). C’è un momento (sweet spot) appena prima che questo accada, in cui la portanza è al massimo e la resistenza non ha ancora iniziato ad aumentare rapidamente, a questo punto il rapporto tra portanza e resistenza è al massimo, ed è questa la condizione che ogni regalante cerca per portare al massimo delle prestazioni la sua barca quando risale il vento. Oltre questo punto la portanza decade e la resistenza aumenta. In più siccome una vela é fatta di tessuto sotto un certo AOA essa non può mantenere la sua sagoma e "fileggia" nel vento. Alcuni catamarani ad alte prestazioni hanno in effetti vele rigide per migliorare la sagoma del profilo alare.

Questo grafico rappresenta le curve di portanza e resistenza delle barche da Coppa America. Possiamo notare che l’ottimizzazione tra portanza e resistenza si trova ad un angolo di 15°, mentre la massima portanza si raggiunge a 30°. Quando boliniamo (risaliamo il vento) dovremmo mantenere un angolo tra 15° e 20° rispetto alla direzione di provenienza del vento apparente. Tutto questo non significa che si possa risalire il vento a 15°. Ci sono due ragioni per questo. L’angolo che il vento produce in relazione alla posizione della vela (alfa) non è lo stesso tra scafo e vento (beta), ed il vento che subisce lo scafo (apparente) non è lo stesso del vento reale per via del moto della barca stessa. L’angolo effettivo della vela rispetto al vento è dato dalla differenza tra l’angolo scafo/vento apparente (beta) e angolo vela/asse longitudinale dello scafo (angolo di regolazione)

Se si guarda attentamente il diagramma si noterà che, risalendo il vento, la forza di avanzamento applicata alla barca è minore della portanza generata dalla vela. Noterete anche la grande forza di spostamento laterale (scarroccio) generata dalla portanza. Tale forza è controbilanciata dalla deriva (chiglia) della barca e dal peso del suo equipaggio, ma può essere anche diminuita riducendo la superficie velica. Quando si bolina con il vento forte, è necessario ridurre la superficie velica per ottenere un buon angolo di risalita al vento, generando un minor sbandamento ed una buona velocità.

1.4) L'importanza delle vele di prua

L’uso di una seconda vela davanti alla vela maestra (randa) migliora e incrementa la portanza della randa stessa. Tale vela è chiamata vela di prua, o fiocco. L’aumento dell’efficienza della randa causata dalla vela di prua è  dovuto: 1) al fatto che questa convoglia il vento nella parte posteriore della randa e riduce la turbolenza che si genera ad ampi angoli di attacco; 2) ad una sorta di effetto tunnel tra le due vele che accelera il flusso d’aria, riducendo la pressione dietro la vela maestra, incrementando così l’efficienza aerodinamica. Infatti quando entrambe le vele sono correttamente cazzate (specie nell’andatura di bolina), il genoa (un grande fiocco) si sovrappone su buona parte dell’area della randa, fino al 50%, in modo tale da formare una sorta di 'imbuto' dando  luogo a quello che i fisici chiamano effetto Venturi. Ciò provoca una forte accelerazione dell’aria col risultato di diminuire la pressione statica ed aumentare il "risucchio" della randa. Ma se il canale diventa troppo stretto si produce un effetto indesiderato: la randa va in stallo non "portando" più.

Una grande vela di prua simile ad un pallone, la cui funzione è catturare una grande quantità d’aria per incrementare la resistenza aerodinamica è chiamata spinnaker. Essa è usata nella andature "larghe", cioè dal traverso alla poppa. Nelle barche da regata moderne la regolazione di randa e genoa è di importanza fondamentale e sta nella bravura dell'equipaggio mettere bene a segnio le vel

1.5) Resistenza dello scafo

La forza esercitata dal vento sulle vele è controbilanciata dalla resistenza dello scafo immerso nell’acqua. La resistenza è piuttosto grande ed è compito dell'idrodinamica studiare quelle forme per gli scafi che la riducono al massimo. Lo sbandamento laterale che si produce nelle andature di bolina è bilanciato da una forza uguale e contraria opposta dalla chiglia della barca. Nelle barche da regata moderne la chiglia è sostituita dal bulbo posto all’estremità inferiore di una pinna piuttosto sottile per limitare al minimo la resistenza idrodinamica. Il peso di tale bulbo può arrivare al 40% del peso della barca. Nell’andatura di bolina la direzione della prua della barca rimane leggermente più sopravvento rispetto alla sua rotta, un altro effetto (indesiderato) che si produce nelle andature di bolina è lo "scarroccio" che in pratica è lo spostamento laterale della barca dovuto alla azione del vento su tutto il sistema, mentre la "deriva" è lo stesso effetto generato però dal mare attraverso le onde e la corrente.

La resistenza dello scafo dipende da molti fattori e aumenta con il crescere della velocità della scafo. Intorno ad una certa velocità questa resistenza aumenta drasticamente per effetto della formazione di onde intorno allo scafo. Questo punto si chiama velocità critica e mediamente è lo stesso valore di lunghezza al galleggiamento dello scafo, se quindi una barca è lunga, al galleggiamento, 9 mt. (LWL), la sua velocità critica sarà di circa 9 nodi. (Essa è espressa da una formula: 1,3 x radice quadra della lunghezza al galleggiamento, o LWL).
Nel caso di uno yacht IACC questa velocità è intorno agli 11 nodi. E’ possibile che uno yacht vada più veloce di questa velocità ma occorre una spinta veramente grande. In alcune barche è possibile superare la velocità critica uscendo quasi dall’acqua (planare) ma sono necessarie alcune condizioni che sono: vento fresco (forte), onde formate e andatura di lasco o poppa. In queste condizioni anche gli IACC sono in grado di planare arrivando a toccare velocità di circa 20 nodi con vento forte ed in poppa.

1.6)  Il vento apparente

Su una barca a vela in movimento il vento che viene formato risente del movimento stesso della barca. Ci sono due tipi di vento: il vento REALE e quello APPARENTE. Quello reale si avverte a barca ferma, infatti non c’è alcuna influenza data dal nostro movimento; il vento apparente si forma non appena iniziamo a muoverci ed è influenzato sia dalla nostra velocità che direzione che la nostra barca assume.
Il vento apparente è una somma vettoriale tra il vento reale e l’inverso della velocità della barca. In altri termini questo significa che il vento apparente è diverso dal vento reale sia in direzione che in velocità.


Quando una barca risale il vento di bolina stretta, la velocità del vento apparente è molto più alta del vento reale; quando si va in favore di vento, cioè con andature di lasco/poppa, la velocità del vento apparente è, in genere, minore del vento reale. La direzione del vento apparente si sposta verso prua rispetto alla direzione del vento reale. Poiché il vento apparente si sposta verso prua, si forma un angolo più piccolo tra l’asse longitudinale della barca ed il vento. (Ma attenzione: questo angolo è sul vento apparente, non sul vento reale). Infatti le vele si regolano sul vento apparente, non sul vento reale. Nel caso degli IACC, questo angolo è tra i 25° e i 35°, dipende dalla velocità della barca. Quando si veleggia in favore di vento, la velocità del vento apparente è ridotta. Se una barca procede a 10 nodi con 15 nodi di vento, il vento apparente è ridotto ad appena 5 nodi circa. In conseguenza di questo le barche da regata moderne non vanno in poppa piena, ma stringono il vento di qualche grado (vanno al lasco) per aumentare la velocità del vento apparente.

1.7) Le andature

La direzione di una barca a vela rispetto al vento reale si chiama Andatura. Guardando la figura possiamo notare che c’è un’andatura in cui la barca non può veleggiare. Veleggiare ai margini di questa zona, significa che la barca sta navigando in bolina, e corrisponde, rispetto alla direzione del vento reale tra i 35°/50°, sia con mure a dritta che con mure a sinistra. Questi valori possono variare in funzione del tipo di barca, quelle più "performanti" si avvicinano alla misura minima. Navigare intorno a questo valore si dice bolina stretta. Poggiando (cioè allargando l’andatura) tra i 50° e i 70° si dice bolina larga: poggiando ancora intorno ai 90° si dice Al traverso: poggiando di altri 10°/30° si è al lasco, (è in questa andatura che si raggiungono le più alte velocità), sino ad arrivare, poggiando ancora, all’andatura di poppa piena (180° dal vento reale). Nell’andatura di poppa piena il vento apparente diminuisce troppo, infatti, come già detto, nelle barche da regata (come gli IACC), si preferisce andare al lasco. Per avere una idea esatta delle prestazioni di una barca in funzione delle sue andature, occorre avere il "grafico delle polari" o Polar Charts, questo grafico traccia dettagliatamente, le velocità che la barca assume in relazione, sia all’angolo col vento reale (quindi alle andature) e in relazione alla velocità del vento; potrete vedere più avanti un esempio di queste tavole.
Questi dati sono molto importanti perché ci consentono di stabilire, se la nostra barca sta procedendo al massimo delle sue potenzialità; un grafico delle polari completo ci dice anche con quale configurazione di vele abbiamo raggiunto tali prestazioni.

1.8) Bordeggio

Poiché una barca a vela non può navigare controvento, è necessario, per poter arrivare al punto di destinazione che si trova nella direzione di provenienza del vento, procedere a zig-zag. Questo modo dì procedere si chiama bordeggio. Tale andatura si ottiene cambiando mura (lato della barca esposto al vento), virando, se si è controvento; strambando se ci si trova col vento in poppa o al lasco. Se il vento arriva dalla parte destra della barca si dice che procediamo mure a dritta, se, invece, arriva da sinistra, diremo mure a sinistra. Quando un’altra barca, o un altro oggetto è situato tra noi e il vento si dice sopravento, il contrario si dice sottovento.

1.9) VMG (Velocity made good)

Quando si regata si cerca di raggiungere la direzione sopravento o sottovento il più velocemente possibile. Se si veleggia esattamente controvento, le vele "fileggiano" e la velocità della barca diminuisce rapidamente fino a zero. Al contrario se veleggiamo direttamente nella direzione del vento, quindi a favore di vento, la velocità della barca aumenta rispetto alla condizione precedente. Se invece la nostra rotta prevede un angolo con il vento di 90°, la nostra velocità aumenterà considerevolmente, ma non andremo né verso la boa di bolina né in direzione di quella di poppa, avremo velocità elevata ma VMG=0.

Per definire quindi la VMG si deve conoscere la velocità della barca e l’angolo del vento reale. Se si è nell’andatura di bolina, l’obiettivo è quello di raggiungere più velocemente possibile la boa al vento. La barca che arriva prima alla boa è quella più veloce, è cioè quella con la VMG più alta. Nelle andature di poppa l’obiettivo è quello di raggiungere la boa di poppa più velocemente possibile; la barca che la raggiunge prima è quella con la VMG migliore. La porzione di velocità della barca che rappresenta la velocità di raggiungimento della boa è la VMG. E’ importante conoscere la propria VMG durante la navigazione, e, per questo motivo, si può costruire un diagramma polare della nostra barca, in base alle velocità massime raggiunte nelle diverse andature. Queste informazioni sono generate da un particolare programma per computer chiamato VPP (velocity prediction program) che ci indicherà la progressione, e con quali vele in relazione al vento apparente, la velocità della barca ha raggiunto appunto i suoi valori massimi (target speed).

1.10) Diagrammi polari

Questi diagrammi mostrano quale sarà la migliore velocità della barca (sia con genoa che con spinnaker) in relazione al vento reale, all’angolo formato dalla barca con esso e alle vele utilizzate, e questo con 14 nodi e 8 nodi di vento reale. Il grafico rappresenta le prestazioni delle barche da Coppa America, con i vari tipi di combinazioni di vele.

Diagramma polare VMG con 14 nodi di vento:

Diagramma polare VMG con 8 nodi di vento:

Per esempio: ad una angolazione al vento apparente di 90°, la migliore velocità della barca dovrebbe essere di 10.5 nodi usando lo spinnaker; ad un angolo di 56° la velocità della barca dovrebbe essere di 9.6 nodi con il genoa a riva (issato). La migliore VMG sia sopravento che sottovento può essere ricavata dal diagramma come segue: Nel cerchio più esterno sono riportati i gradi con lo "0" in alto, questo ci indica la direzione del vento apparente, il cerchio è graduato sia sulla destra che sulla sinistra sino ai 180 gradi che indicano l’andatura di poppa. Il punto più alto del diagramma è la VMG migliore, e la distanza verticale tra il centro e quel punto è la nostra attuale VMG. Per esempio: a 41° e 8 nodi di vento reale dovremmo essere capaci di raggiungere una velocità di 8.3 nodi, con una VMG di 6.25 nodi, e questo vuol dire che stiamo procedendo ad una velocità di 8.3 nodi, ma risaliamo il vento di 6.25 nodi. Veleggiando sottovento, la nostra migliore VMG dovrebbe essere, per 139°, 6.0 nodi con una velocità della barca di 8.0 nodi. Per sapere quale vela utilizzare, se il genoa o lo spinnaker, il diagramma mostra, negli incroci delle due linee, il punto in cui è opportuno cambiare vela. Si noterà che è possibile utilizzare il genoa nelle andature tra gli 80° e i 180°, ma la velocità sarà di molto inferiore.

.
2) LA METEOROLOGIA 

Conclusa questa prima parte teorica sui principi basilari, vediamo ora di approfondire le nostre conoscenze sulla metereologia, ovvero su tutti quei fattori naturali che consentono ad una barca a vela di navigare. In primo luogo:

2.1) IL VENTO, che cos'è:

Il vento è il risultato di un grande movimento di aria che si sposta sulla terra. Rappresenta il vero motore per una barca a vela. Il movimento dell’aria sulla terra dipende da molti fattori, alcuni generali e alcuni locali, questi fattori generano stati di pressione differenziali. (o gradienti di pressione). Vediamoli più da vicino:

I fattori generali:

La circolazione dell’atmosfera sulla terra è dovuta a due principali fattori: il riscaldamento della superficie terrestre e la forza di Coriolis. Come puoi immaginare, l’aria calda si espande, ed è quindi più leggera dell’aria fredda. Le regioni equatoriali della terra sviluppano enormi quantità di aria calda, mentre le regioni polari enormi quantità di aria fredda. Questo provoca spostamenti di aria fredda dai poli verso le regioni più temperate, e aria calda dall’equatore verso i poli. Se la terra non ruotasse queste due masse d’aria stazionerebbero sulle rispettive regioni. La terra ruotando su se stessa crea un movimento di aria dai poli verso l’equatore e viceversa chiamata "Forza di Coriolis". Nell’emisfero nord questo effetto si traduce con grandi spostamenti di aria da nord verso sud e da ovest verso est. Nell’emisfero sud avviene il contrario. Questo sviluppa quelli che noi chiamiamo cicloni e anticicloni. Infatti i cicloni girano in senso antiorario, e gli anticicloni in senso orario. Sebbene lo scopo di questo manuale non sia quello di sperimentare la teoria della "Forza di Coriolis", vi farò un esempio che vi aiuterà meglio a capirne che questa forza esiste davvero. Sedetevi su uno sgabello girevole e tenete in una mano un’asse di legno su cui avrete provveduto a piazzare una ruota, anche di bicicletta. Assicuratevi che tenendo l’asse con la mano, la ruota giri liberamente, chiamate un amico che con qualsiasi mezzo faccia ruotare il più velocemente possibile la ruota, e poi, appena la ruota é libera di girare, provate a "brandeggiare" l’asse in modo da far cambiare l’asse di rotazione ed il suo angolo. Troverete che il risultato di questo esperimento é quantomeno sorprendente.

I fattori locali:

Le condizioni locali dipendono da piccoli (relativamente!) spostamenti di aria. Differenti temperature sulla terra e sul mare causano movimenti di aria detti convettivi, l’evaporazione e la condensazione dell’aria creano grandi quantità di scambi di energia. Tutti questi fattori combinati generano un complesso sistema chiamato "tempo metereologico". Questo sistema è così complicato e difficile che ogni previsione può essere errata. Questo è il motivo per cui i bollettini meteorologici spesso non sono esatti nelle previsioni come desidereremo. Ci sono, comunque, alcune caratteristiche che sono associate a differenti tipi di masse di aria che possono essere utilizzate per prevedere tendenze generali, come in condizioni locali, che, se capite, ci possono dire che condizioni avremo per veleggiare.

2.2) SISTEMI E FRONTI

I sistemi e i fronti sono fenomeni in grande scala che influenzano le condizioni del tempo. Il bollettino meteo dice che è in avvicinamento un sistema di alta pressione o che sta arrivando un fronte freddo. Vediamo che cosa significa.

La pressione

L’aria tenderà a muoversi da un nucleo di alta pressione a quello di bassa pressione. A causa della forza di Coriolis, questo movimento avverrà, nell’emisfero nord da sinistra verso destra (da ovest verso est) e il contrario in quello sud. Questo causa un moto circolare all’interno delle aree di pressione. Nell’emisfero nord l’aria nelle alte pressioni, circola dall’interno verso l’esterno, nelle basse dall’esterno verso l’interno. Questa movimento circolatorio può essere molto forte quando si trovano valori molto bassi nel centro, causando i tornadi o cicloni, che formano venti molto forti.
 

Alta Pressione

Bassa Pressione

Occorre precisare che ci sono differenza fondamentali tra le alte e le basse pressioni. L’aria in una bassa pressione è molto più stabile che in una alta. In una bassa pressione l’aria entra, in una alta l’aria esce. L’aria, uscendo dall’alta pressione si raffredda lentamente e si condensa. L’aria fredda è più pesante dell’aria calda, e questo provocherà la formazione di nubi e temporali. In un nucleo di alta pressione il flusso iniziale di aria arriva dalle alte latitudini verso le più basse. Siccome quest’aria è più fredda di quella in superficie, è anche più pesante. L’aria più densa continua ad affluire mischiandosi con l’altra aria sia in superficie che negli alti strati dell’atmosfera. Poiché in un’alta pressione gli strati sottostanti sono carichi di umidità, si associa all’alta pressione il bel tempo, buona visibilità e condizioni di brezza. Nel caso di basse pressioni di una certa importanza, la grande massa di aria caldo-umida si mischia formando situazioni di tempo perturbato e piovoso. Quando si trova un gradiente di forte pressione tra alte e basse pressioni, il vento può essere molto forte, o rinforzarsi. Questo è chiamato vento di gradiente.

Sistemi frontali

Un altro metodo di classificazione delle masse d’aria è dato dalla temperatura relativa rispetto alle altre masse. Quando c’è una grande differenza di temperatura tra masse di aria adiacenti si formano i fronti.
Se questo avviene tra aria fredda e aria calda è fronte freddo. Al contrario si tratta di fronte caldo. Quando l’aria calda e l’aria fredda sono mischiate, ma sono stazionarie ci si trova in un fronte occluso o fronte stazionario.
 

Il fronte freddo
Il fronte caldo

In un fronte freddo che avanza, l’aria fredda circostante è più densa di quella calda nella direzione del quale sta avanzando. L’aria fredda che avanza tenderà a scivolare sotto quella calda, spostandola verso l’alto. Se l’aria calda contiene una buona percentuale di umidità questa condenserà causando precipitazioni di una certa importanza. L’innalzamento di grandi masse di aria calda ed umida, può causare manifestazioni di bassa pressione piuttosto gravi. E’ infatti piuttosto frequente osservare fenomeni temporaleschi dovuti appunto all’arrivo di un fronte freddo, che si "insinua" sotto il fronte caldo. D’altra parte lo spostamento sulla superficie di venti dovuti al fronte freddo possono essere bruschi tanto da aver causato alcuni disastri aerei.

I fronti caldi in genere occupano un’area molto maggiore rispetto a quelli freddi. Quando un fronte caldo incontra uno freddo si sovrappone in maniera graduale sopra l’aria fredda. Si formano quindi nubi stratificate che generano piogge o precipitazioni. In un fronte occluso si possono osservare imprevedibili elementi, comuni sia ai fronti freddi che a quelli caldi. In aggiunta al fatto che i fronti occlusi causano sgradevoli condizioni climatiche, essi possono anche stazionare in una certa area per molto tempo.

2.3) CONDIZIONI LOCALI

Ai fenomeni visti in precedenza vanno aggiunti ulteriori condizioni di tempo locali, importanti anch’esse. Specialmente nei pressi della costa si possono trovare situazioni di tempo locale. Ed è proprio il luogo dove si pratica lo sport della vela.

Le brezze

Brezza di mare
Brezza di terra
Nel caldo dell’estate ognuno di noi cerca un po’ di refrigerio in riva al mare, aspettando la brezza che arriva. Quando veleggiamo, questa brezza è quella che permette alle nostre vele di gonfiarsi. La brezza di mare si forma lungo la costa, dovunque ci sia una significativa differenza di temperatura tra il mare e la terra. Il meccanismo che permette di formare la brezza di mare è alquanto semplice. Poiché il mare si scalda più lentamente della terra, si crea una grande differenza di temperatura tra l’aria sopra il mare e quella sopra la terra. L’aria che staziona sulla terra, più calda e quindi più leggera, sale verso gli strati superiori dell’atmosfera, lasciando posto all’aria fredda che stazionava sul mare. Questo forma un movimento convettivo di aria dal mare verso la terra, formando quella che chiamiamo brezza di mare: questo fenomeno accade quando c’è irradiazione solare, cioè di giorno.  Di notte invece, il processo si inverte e si forma un movimento di aria dalla terra verso il mare chiamato, appunto, brezza di terra. La velocità di questi venti è influenzata da vari fattori, le baie, i golfi, montagne etc. La brezza può esistere anche quando l’acqua è più calda della terra. In giornate fredde e nuvolose oppure di notte e magari in zone di mare attraversate da correnti (d’acqua) calde, la temperatura appunto, calda dell’acqua, scalda l’aria sovrastante che quindi si innalza e provoca uno spostamento di aria che richiama quella più fredda della terra che per effetto della non radiazione solare, impedita da nuvole spesse, non ha avuto modo di scaldarsi, così come enunciato nell’esempio precedente.

I terreni costieri

La morfologia della costa può avere effetti notevoli sulle condizioni dei venti locali. Alte scogliere o promontori possono incanalare una brezza di terra, incrementandone la velocità e cambiandone la direzione. Questo tipo di brezze sono spesso prevedibili, ed esistono spesso in prossimità di porti naturali ed estuari di fiumi. Quando si regata in una zona con questo tipo di morfologia territoriale, bisogna informarsi in modo da prevederne l’evoluzione, ed eventualmente avvantaggiarsi nella pianificazione della regata.

Nuvole locali

Quando una superficie irregolare si scalda si formano, come detto, le termiche. L’aria caldo-umida, sollevandosi, si raffredda condensandosi e formando quelli che si chiamano cumuli. In certe condizioni queste nuvole possono evolvere in grossi cumulo-nembi caratterizzati da grandi sviluppi verticali, che generano normalmente temporali.
 

Cumuli
Cumuli nembi
I cumuli hanno effetti prevedibili sulla direzione e sull’intensità del vento nella zona geografica sottostante ad essi. Poiché l’aria sotto un cumulo è in ascesa, si forma un risucchio di aria dai dintorni nello spazio lasciato libero dall’aria calda sollevata in alto. Questo comporta che i venti che si formano al passaggio della nuvola seguano la sua direzione. Poiché queste nuvole sono ben visibili, la variazione della brezza nei loro pressi è veramente determinabile.  Un cumulo di pioggia ha effetti diametralmente opposti. Poiché la temperatura dell’aria, a contatto con la pioggia, si raffredda repentinamente, l’aria discenderà rapidamente dal centro della nuvola verso l’esterno con una certa violenza. La direzione del vento sotto una nuvola di pioggia muove dal centro verso l’esterno.

2.4) RAFFICHE E SALTI

In ogni tempo è il vento che ci permette di veleggiare, sia in direzione che in forza. Repentini aumenti della forza del vento sono chiamate raffiche, diminuzioni dello stesso, calme. Variazioni della direzione del vento sono chiamati salti di vento. Questi possono essere sia stabili che variabili.

Come abbiamo visto, il movimento dell’aria è circolatorio. Questa circolazione avviene anche in piccola scala, all’interno di piccole masse di aria chiamate cellule. La dimensione di queste cellule è di qualche centinaio di metri sia in orizzontale che in verticale. All’interno di queste cellule l’aria ruota in modo circolare, in cellule adiacenti il vento circola in direzioni opposte. Quando una di questa cellule arriva sulla superficie dell’acqua, cambia improvvisamente sia in direzione che in intensità. Quando la direzione del movimento dell’aria dentro la cellula ha la stessa direzione del vento dominante, si ha la raffica o la calma. Quando il movimento è perpendicolare a quello dominante, si ha il salto di vento. Lo spostamento del vento è molto comune quando sono predominanti i sistemi di alta pressione perché una grande quantità di aria si muove verso l’alto.

Salti di vento

Lo schema di queste rotazioni del vento è piuttosto regolare. Questi salti sono visibili sulla velatura, mentre sono difficilmente riconoscibili osservando la superficie dell’acqua. Molti tipi di nuvole alte sono estremamente regolari, le loro forme sono spesso simili tra loro e seguono schemi prevedibili, spesso osservandole assomigliano alle onde del mare. Quando è presente un sistema circolatorio di una cellula di pressione, il vento seguirà un movimento oscillatorio. Questi venti, se si impara a riconoscerli, possono essere di grande aiuto al velista per impostare la sua tattica o per recuperare posizioni.

Le correnti

Come l’aria, anche l’acqua nella quale navighiamo è in movimento. Le correnti esistono, specie vicino alle coste, e interessano il moto delle barche. L’effetto della corrente sul moto dell’imbarcazione è diretto a cambiarne la direzione, così da rappresentare un vettore (di corrente) da tenere in dovuta considerazione nel seguire una rotta. Si dice che i fenomeni che agiscono al di sopra della superficie del mare, siano il 50% di quelli totali che influenzano il movimento, la velocità e la direzione della barca a vela. Le correnti vicino alle coste sono, di norma, di marea; può significare che possono cambiare direzione più volte nell’arco della giornata. Un movimento di marea che arriva dal largo è detto flusso il contrario è detto riflusso.